giovedì 13 novembre 2008

La dittatura dolce

E’ una dittatura dolce, si usa dire adesso (ma solo da parte di alcuni audaci che spesso vengono isolati) del governo Berlusconi.
di Furio Colombo
Non vedo come si possa usare la parola “dolce” che è pur sempre zuccherosa e benevola. Viviamo in un periodo della storia italiana in cui stanno accadendo fatti del pre-nazismo tedesco, del primo fascismo italiano, ma i nostri media non vedono, trascurano o sorridono.
E il nostro sistema politico (reparto opposizione), considera a volte con qualche attenzione drammatica questo o quel fatto, questa o quella legge indecente. Ma sembra non vedere la costellazione malefica che si sta formando e consolidando, in un fitto dialogo fra “iniziative spontanee” (uccidere a sprangate il giovane nero) e spirito di governo.
La dittatura mediatica e amara di Berlusconi, dei soci xenofobi della Lega, del nuovo richiamo al fascismo di cariche istituzionali, compongono, tra fatti e parole, un quadro allarmante.
E’ il quadro di un partito estraneo all’Italia, rappresentante di un territorio inventato (Padania) votato solo in alcune aree del Nord, che si è infiltrato nel Parlamento e che Berlusconi ha voluto nel suo governo. Portano sentimenti di persecuzione e di odio che, dai tempi del fascismo, non hanno mai avuto casa in Italia.
E’ il quadro di aggressioni razziali e fasciste, leghiste e naziskin, che si ripetono con frequenza quasi quotidiana. Ma i media provvedono a raccontarli in modo ben separato, negando di volta in volta il legame.
Sono spontanei? Questo è il lato peggiore. C’è chi sente subito l’invito alla cattiveria, al disprezzo, alla persecuzione. E’ il quadro di una nuova arroganza, espresso persino in situazioni istituzionali, persino come sfida al Presidente della Repubblica dal ministro della Difesa che, il giorno della Resistenza, vuole celebrare Salò.
NON C’E NIENTE DI DOLCE COMPAGNI. RESTA LA PAROLA “DITTATURA”.


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