giovedì 29 marzo 2012

Io non ci sto! - Commento


Partiamo da queste quattro parole, che formano quello che potrei definire uno slogan.
Casapound apre una nuova sede-filiale-base sul territorio di Laives e, sinceramente, dopo tante polemiche lette in giro mi viene da pensare che parte del problema sia anche nella pochezza delle “risposte”.

 
Possibile che non ci sia una capacità, sia politica che non, di uscire dalla logica insensata di voler trasformare quello che sta accadendo in un vuoto scontro dialettico, che si riduce, a volte, quasi in una serie di scambi degni dei ragazzi delle scuole medie?
Casapound ha deciso di nascondere le proprie radici, e lo fa usando uno strato di carta velina nemmeno tanto spesso. Raduna ragazzi, o per meglio dire “militanti”, senza un programma, una strategia definita, usando piuttosto slogan e populismo di bassa lega.
Ma, evidentemente, con i fondi necessari per gestire e pagarsi una buon numero di spazi.
La cosa preoccupante è l'incapacità di reagire, soprattutto alle provocazioni: ormai dovremmo aver capito qual'è l'unica forza di un movimento come Casapound: compensano il vuoto di idee con la capacità di farsi pubblicità, di infiocchettare per bene le proprie iniziative e di “fare quadrato”.
Così se si apre una discussione su un social network, se qualcuno cerca di cominciare una discussione, partendo magari dalle discutibili (ad essere buoni) radici del movimento, comparirà sempre il nugolo di soliti noti, ben istruiti e ben indirizzati, a spostare il focus sullo scontro ideologico, sulla “buona volontà” del fare e, nuovo leit motiv, sull'invidia che chiunque osi mettere in discussione il movimento dovrebbe provare.
Ebbene, torniamo all'incipit: io non ci sto. E non dovrei dirlo solo io.

Io non posso sopportare che Casapound si arroghi il diritto di affermare superiorità nei confronti di chi opera sul territorio nel campo del sociale.
Non esiste che il boss di turno possa entrare a gamba tesa in ogni discussione, sostenendo -sempre in modo assai benevolo, beninteso, e magari offrendo una birra in sede- che chiunque metta in discussione Casapound sia un parassita.
Io posso capire la legittimazione di personaggi che fanno riferimento al Pdl & soci. Cosa ci aspettiamo da chi va in giro ostentando lo stemma della decadenza politica e morale? Per loro è quasi incredibile difendere un qualcosa di “destra” che sa di sociale, non sembra quasi vero potersi riempire la bocca di parole come “libertà di espressione”. E posso capirla anche da parte di altri soggetti, soliti provocatori di professione che spesso non cercano altro che pubblicità o un mezzo per attaccare trasversalmente qualche avversario politico.
Ma non posso capire l'incapacità di reagire a certe squallide provocazioni.
Il territorio altoatesino è pieno di associazioni che operano da anni, da decenni, nel sociale. Tantissimi professionisti che lavorano ogni giorno a contatto con la miseria, con il disagio sociale, ma anche con i giovani, con i bambini, con i disabili, con i senzatetto.
Tantissime persone che devono ogni settimana fare i conti con il taglio di contributi, la pochezza delle risorse, gli sbattimenti di un lavoro che ti dà tanto, ma ti chiede anche tanto.
Possiamo accettare che uno che non rinnega il saluto romano possa farci la morale? Se parti da certe basi, non puoi limitarti a nascondere la polvere sotto al tappeto. Devi prendere una posizione netta, se vuoi essere un mio interlocutore.
Possiamo accettare che organizzare ogni tanto una raccolta di coperte per i terremotati o di cibo per i gatti randagi possa legittimare qualsiasi affermazione di superiorità, nei confronti di una non ben definita “sinistra”, simbolo di una precisa volontà di fomentare sempre e comunque un vetusto scontro ideologico?
Possiamo accettare che avere contributi pubblici debba essere un qualcosa di cui vergognarsi? Quale sarebbe, a tutti gli effetti, la differenza tra questi e sostanziosi contributi di privati?
Chi ha detto che è giusto autotassare i tesserati, sempre che sia vero? Chi ha detto che sia giusto averli, dei tesserati? Lo stato sociale non funziona così.
Chi lavora nel sociale non ha bisogno di bandiere, di slogan, di “tavole rotonde”, di volantinaggio, di fare proselitismo, di riempire il vuoto di idee e di mascherare con un velo quella che rimane un'impresentabilità di fondo.
E allora mi ripeto: non facciamo, non fate il loro squallido gioco. Dobbiamo avere la forza di affermare: “questo è il mio sfogo, uno sfogo senza bandiere, laico. Una presa di posizione che non ha etichette politiche”.

Non accettate il solito giochino della bastonata con una mano e di una carezza con l'altra. Rispondete con convinzione che no, non la volete una birra offerta da loro, perchè non è vero che siamo sullo stesso piano, non è vero che quel che fa Casapound è comparabile a quel che fa chi opera da anni nel sociale accettando le regole basilari di uno stato che ancora si definisce civile. Essere critici nei confronti della politica, dello stato, dell'economia, del potere NON significa essere tutti su uno stesso indefinito e indefinibile piano.
E che non è nemmeno vero che chi non accetta compromessi è un comunista, è un parassita della sinistra sociale, è un invidioso. 
Semplicemente è un cittadino, qualcuno che ha ben presente come è nata e cosa sia la democrazia, che ha studiato la storia e conosce le pericolosissime derive di un populismo che agita i fuochi del disagio ma continua ad essere pieno di niente.

3 commenti:

  1. E' la nuova frontiera della creazione del consenso: pubblicizzare e politicizzare le proprie campagne di volontariato, in modo da riscuotere approvazione nell'opinione pubblica!

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  2. Ottimo articolo. La loro aria di superiorità è qualcosa di snervante, nemmeno fossero i salvatori del genere umano, dimenticandosi che al mondo c'è chi fa attività sociale da ancor prima che Casa Pound nascesse. Per non parlare del loro esercito di commentatori su social network e affini...beati loro che hanno tempo da investire così.

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  3. Ottima riflessione e sacrostante parole.
    Vorrei risponder al primo commento: questo pubblicizzare le proprie attività di volontariato è una pratica molto comune ormai. Non è Casapuond che la ha inventata. Casomai la ha copiata dall' Arci.

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