La partecipazione fa intendere alcune cose: il problema della violenza fascista in città è sentito, più di quello che si poteva immaginare. Molte persone aspettavano solo l'occasione per dimostrare in strada il proprio disprezzo e disgusto verso vecchi e nuovi fascismi. Tantissimi giovani e giovanissimi, in stragrande maggioranza bolzanini, ma con l'importantissima partecipazione di compagni provenienti dai dintorni del capoluogo, oltre che da Merano, Bressanone, Trento e Innsbruck.
Numeri che a Bolzano non si vedevano da anni.
L'ultimo corteo che vide una partecipazione paragonabile, in termini numerici, è il corteo No Tav partito da piazza Mazzini il 12 marzo 2007.
Dopo mesi in cui i giornalai locali hanno martellato con la cosiddetta “emergenza degrado” a Bolzano, nei cui articoli i bivacchi e giacigli di qualche senza tetto venivano descritti come un intollerabile attacco all'immagine e alla sicurezza dei cittadini, oppure la questione dei Piani di Bolzano, strumentalizzata da leghisti e razzisti e che ha visto via Macello presidiata per 14 notti consecutive dai fascisti di CasaPound per garantire la “sicurezza” dei cittadini. Dopo le spudorate menzogne del ciarlatano leghista Carlo Vettori, che insieme ad altre camicie verdi denunciava lo “spaccio” che si svolgeva all'interno dell'hotel Alpi, dopo questa valangata di letame che Bolzano ha subito in questi ultimi tempi, finalmente è arrivata una risposta chiara e decisa da parte di centinaia di abitanti della città.
Questo commento è necessario perchè dopo la lettura degli articoli dell'Alto Adige e la visione di alcuni servizi delle Tv locali è quanto mai urgente dotarci di propri canali di comunicazione che cerchino di esprimere una propria autonomia e che per quanto possibile, evitino la mediazione di certi personaggi che giocano a fare i reporter. I livelli che sta raggiungendo l'Alto Adige sono veramente preoccupanti.
Le dinamiche delle manifestazioni sono affascinanti; quando siamo partiti dalla stazione dei treni eravamo tanti, circa 350 persone, ma nel giro di poche centinaia di metri il corteo si è più che raddoppiato; tantissime le persone che si sono unite al corteo strada facendo, attirati dalla carica e dalla rabbia che un corteo da tanto tempo non esprimeva, almeno a Bolzano. Si è parlato di guerra, di immigrazione, di sfruttamento del lavoro. Si è parlato della necessità di contrastare ogni tipo di deriva fascista e razzista.
Alcuni discorsi sono stati fatti contro la politica razzista della Lega Nord, responsabile di avere votato e finanziato a suon di centinaia di milioni di euro le guerre in Afghanistan, Iraq e Libia. Voti che hanno portato al disastro un intera area geografica e culturale, guerre che hanno destabilizzato un'area geografica da cui ora milioni di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case, dai propri affetti. La cosa più insopportabile dei leghisti e della loro miseria umana e culturale è che hanno pure la faccia tosta di fare propaganda politica su quei stessi rifugiati che proprio loro hanno contribuito a creare in maniera decisiva.
ANTIFASCISMO E' ANCHE LOTTA AGLI INTERESSI DEL CAPITALISMO
La lotta contro i rigurgiti neofascisti non può essere separata dalla lotta contro un sistema economico che vive sulla guerra e sulla depredazione delle risorse economiche di intere popolazioni. Anche Bolzano è coinvolta direttamente in questo sanguinoso sistema: una fabbrica importante come l' Iveco produce in base alla quantità di conflitti armati che esistono sul pianeta, da poco ha ricevuto una commessa per produrre mezzi blindati da destinare ai marines statunitensi.
Solo dalla Siria sono in fuga circa 5 milioni di persone, senza considerare i profughi afghani, iracheni, curdi, africani che fuggono da guerre e dittature volute da quegli stessi personaggi che tanto amano la retorica del“aiutiamoli a casa loro”.
Durante il corteo si sono uniti anche tanti ragazzi di origine straniera, alcuni di loro ospiti dei centri per rifugiati. Un buon segno; nel preciso momento in cui urlavano con noi gli slogan, in cui cantavano, scherzavano e ridevano, non erano più stranieri, ma erano parte di una lotta, una lotta -quella contro ogni forma di fascismo e razzismo- che in sé ha un valore internazionale, una lotta che non conosce frontiere, colore della pelle o lingua. Una lotta che ci spinge a capire che nella nostra vita è solo una la discriminazione che dobbiamo fare: quella fra oppressi e oppressori, quella fra sfruttati e sfruttatori.
Per noi il nemico giurato è chi vota le guerre e che fomenta la guerra fra poveri non l'immigrato o il profugo. Molti ragazzi sentivano questa aria pulita e ribelle, radicalmente diversa dalla normale quotidianità: per questo sono arrivati e sono rimasti in corteo fino alla fine.
Una delle presenze più significative del corteo è stata quella di una parte della comunità curda, che ha sfilato dietro allo striscione: “La storia dei curdi è fatta di antifascismo”, ricordando a tutti che la libertà e la giustizia non sono “privilegi” che ci sono stati regalati o concessi da qualche monarca illuminato, ma sono il risultato -mai definitivamente raggiunto- di una lotta sanguinosa e densa di sacrifici che ha portato la migliore gioventù a rischiare la vita o morire sulle montagne in Italia durante la Resistenza come sui monti del Kurdistan oggi, dove migliaia di partigiani stanno combattendo contro la feroce repressione del fascista Erdogan e contro i suoi alleati dello Stato Islamico.
Anche questa presenza sottolinea come la lotta antifascista debba avere un carattere internazionale, non dimentichiamo che il fascismo non è finito nel 1945, ma esiste ancora in molte parti del mondo; forse non grideranno “A noi!” e non avranno il Fez, ma le torture e la galera che infliggono a chi lotta sono le stesse. La violenza contro i più deboli è la stessa.
Anche in Italia il fascismo non è questione chiusa con la sconfitta militare di Hitler e Mussolini. Vecchi e nuovi fascisti si sono riciclati senza problemi nelle istituzioni repubblicane, arrivando spesso a determinare possibili svolte “antidemocratiche”, basta ricordare il tentativo del golpe “Borghese” nel 1970, o le bombe nelle piazze italiane o sui treni negli anni 70.
Faremmo un grave errore a sottovalutare la forza che l'ultranazionalismo e il razzismo possono avere ancora oggi, soprattutto in un momento in cui la mancanza di lavoro e le condizioni di vita sono sempre più difficili. Le forze politiche reazionarie e razziste hanno gioco facile nell'usare l'immigrazione come capro espiatorio per tutti i problemi esistenti nella società italiana.
I leghisti sono sempre stati abili nel mettere i poveri contro quelli ancora più poveri. Se prima il nemico era il “terrone nullafacente“, ora il nemico è il clandestino, l'immigrato, lo zingaro; persone che a detta loro sfruttano il nostro benessere, mantenuti a spese nostre. Sono menzogne che qui non meritano nemmeno un commento, ma che devono essere contrastate perchè hanno una facile presa fra la popolazione, specialmente nei quartieri proletari. Una menzogna ripetuta 100 volte diventa realtà, e soffiare sul rancore e sulla frustrazione con discorsi da bar che non richiedono conoscenza né elementari ragionamenti può produrre gravi conseguenze: i fatti di Tor Sapienza a Roma sono lì a ricordarcelo.
Per combattere il razzismo dobbiamo contrastare innanzitutto la miseria culturale in cui ci vogliono affogare; una miseria che costringe troppi giovani a non riflettere e a non interrogarsi su quello che succede intorno, fuori dalla provincia di Bolzano, illusi di essere in una realtà parallela. Il corteo di sabato ha fatto vedere la possibilità che resistere è possibile e che è possibile lottare per un'altra idea di società, una società in cui nessun tipo di razzismo (biologico o culturale che sia) possa trovare spazio.
Nelle ore in cui abbiamo percorso le strade della città: dalla stazione dei treni fino a Piazza Matteotti abbiamo vissuto e respirato in un modo diverso, con l'entusiasmo e la determinazione di chi non accetta lo stato delle cose presenti.
Durante il tragitto abbiamo percorsi dei luoghi particolari, che hanno segnato il dibattito cittadino negli ultimi mesi. Il parco della stazione, l'hotel Alpi, piazza Matteotti sono luoghi che per motivi diversi era interessante toccare. I primi due posti sono stati al centro della campagna anti degrado che nelle intenzioni dei promotori voleva creare l'equazione straniero=criminale, e sono luoghi che sono al centro del progetto di speculazione edilizia del miliardario austriaco Benko.
Piazza Matteotti invece è una piazza nel cuore dei quartieri popolari di Bolzano, in cui l'anno scorso tenne un comizio il razzista Salvini. Un comizio durante il quale un gruppo di manifestanti antirazzisti fu attaccato dai militanti di CasaPound.
Prezioso il contributo del collettivo femminista Queer di Trento, che sono intervenute al microfono e con un volantino rispetto alle violenze contro le donne durante il capodanno a Colonia, fatti strumentalizzati da razzisti più o meno mascherati per creare lo spettro dello “straniero stupratore”, o del “rifugiato violento”.
il volantino che hanno scritto e distribuito durante il percorso. |
MEMORIA. Il ricordo di Fabio Tomaselli
Questo corteo non basta a risolvere la situazione però ci aiuta a conoscere meglio questa città. Una città che è rimasta addormentata per tanto, troppo tempo.
La memoria deve essere esercitata quotidianamente, e in questo i quotidiani locali non aiutano, pseudo-giornalisti che creano un clima “emergenziale” funzionale all'isteria collettiva, che può essere facilmente sfruttata dal mercenario politico di turno. Fatti di cronaca che vengono esaltati se a rubare o spacciare è un magrebino, ma che vengono sminuiti se è un italiano.
Anche riguardo alla presenza di CasaPound è sconcertante vedere i copia e incolla che i giornalisti dell'Alto Adige fanno dai loro comunicati, senza una nota o precisando di che tipo di organizzazione si tratta.
Non ci aspettiamo nulla dai giornalisti, figuriamoci l'onestà intellettuale. Come la conoscenza della storia, la memoria è una cosa che sta a noi tenere in vita; durante il corteo più volte è stata ricordato l'assassinio di Fabio Tomaselli (nella foto a lato), un ragazzo di 26 anni di Pergine morto a Bolzano nel 2003 in seguito alle lesioni interne provocate da un pestaggio ad opera di alcuni naziskin locali.
La sua morte in questi anni non è mai stata ricordata degnamente in città, ad eccezione di qualche iniziativa estemporanea. Sabato il suo nome è stato ricordato più volte, non è stato dimenticato.
Fabio Tomaselli è stato lasciato nel dimenticatoio per troppo tempo, ma quel ragazzo e la sua memoria pesano come un macigno, e sono lì a ricordare che la cieca violenza di una qualsiasi bestia nazista può colpire chiunque, per qualsiasi motivo: vuoi perchè la pensi diversamente, perchè hai i capelli lunghi, perchè fai un ragionamento intelligente di troppo o perchè semplicemente ti fumi una canna.
A leggere le pagine Facebook dei personaggi locali della destra bolzanina ci si fa un sacco di risate: sfila il solito leit-motiv di banalità da salotto: sono venuti tutti da fuori, i soliti vandali, sono violenti, sono amici dei negri e dei froci, figli di papà nullafacenti, perchè non manifestano contro le violenze degli immigrati o contro i tossici alla stazione, perchè non manifestano anche per i panda in via di estinzione e tutta una serie di stupidaggini simili.
Questi personaggi non meritano nemmeno una risposta, ripetono come pappagalli la solita serie di frasi fatte che sentiamo da quando frequentavamo le superiori, da quando scendevamo in corteo alle superiori e le vecchie signore che facevano la spesa ci urlavano: andate a lavorare!
Il livello è quello: insignificante.
La cosa interessante è che questi esponenti politici leghisti, fascisti e post-fascisti sempre pronti a salire sulle barricate quando a rubare un panino al supermercato è uno zingaro si dimostrano invece assai garantisti e tolleranti quando a dei nazisti mandano all'ospedale con 30 giorni di prognosi un ragazzo di 16 anni.
Ipocriti, carogne.
PARTITI E ISTITUZIONI
Si è dimostrato per l'ennesima volta che nulla ci si può aspettare dai “partiti e dalle istituzioni democratiche” nate dalla Resistenza.
Il Partito Democratico, un partito che di fatto non è altro che un apparato di potere nemmeno una riga ha scritto riguardo al pestaggio del ragazzo. Come ripetuto prima, la cosa non stupisce, però a volte è importante sottolineare fino a che punto può arrivare lo schifo: molto lontano.
Solo l'autorganizzazione dà risultati. Molte centinaia di persone sono scese in strada perchè sapevano che non sarebbero state strumentalizzate da nessuno, perchè i discorsi che venivano fatti non erano la solita vuota retorica che troppo spesso accompagna le celebrazioni del 25 aprile.
GIORNALISMO E RESPONSABILITA'
“Tutti i giornalisti sono, per via del mestiere che fanno, degli allarmisti: è il loro modo di rendersi interessanti. Essi somigliano in ciò a dei botoli che, appena sentono un rumore, si mettono ad abbaiare forte. Bisogna perciò badare ai loro squilli d'allarme solo quel tanto che non guasti la digestione.“
Arthur Schopenhauer
“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”
B.Brecht
Ogni manifestazione attira la presenza di giornalisti della carta stampata e delle tv locali, figure non indipendenti che seguono una linea editoriale ben precisa. Per un periodo c'è l'emergenza degrado, un altro l'emergenza profughi, emergenza ebola, e via impaurendo.
Durante il corteo ad un paio di giornalisti sia stato chiesto di allontanarsi. Di cosa si scandalizzano i democratici a giorni alterni?
Andiamo con ordine.
Il giornalista dell'Alto Adige presente alla manifestazione, autore di molti dei pessimi articoli che negli ultimi mesi hanno imbastito la campagna di delirio “emergenziale” e “securitario” in città, ha fatto il suo articolo e le sue belle riprese, riuscendo ad intervistare due persone prese a caso ed assumendole come rappresentanti del corteo. Sulla sua pagina Facebook fa allusioni riguardo il corteo, secondo lui violento. Dice di avere ricevuto qualche insulto o di essere stato allontanato.
A parte il fatto che il suddetto personaggio si è fatto il corteo almeno fino a via San Quirino, ma dove sarebbe il problema se un giornalista viene allontanato da una situazione di lotta?
Molti giornalisti, o presunti tali come nel nostro caso, hanno una spocchia fastidiosa: credono di essere gli unici paladini della libertà di informazione.
Ogni persona e ogni manifestazione politica ha la possibilità di autodeterminarsi. Lo scribacchino prezzolato con i suoi articoli pieni di falsità e il suo fare copia e incolla dai comunicati di CasaPound senza contestualizzare o fare un minimo di ragionamento riguardo alle loro attività a ragione non sta simpatico a molte persone, e per questo con garbo è stato allontanato. Qualche insulto ci sarà anche scappato, lui griderà alla violenza, ce ne faremo una ragione. Non sarà certo la mediocrità di tali personaggi a determinare la nostra lettura della realtà.
Quando il corteo è arrivato in Piazza Vittoria, dietro le transenne è stato riconosciuto un altro pseudo-giornalista, che scrive sul giornale online “Il Giorno dell'Alto Adige”. E' stato riconosciuto mentre scattava delle foto al corteo. Non stiamo parlando di un giornalista qualsiasi, ma stiamo parlando di una persona organica a CasaPound che con i suoi articoli online funge da organo di propaganda per i fascisti locali, basta leggere i suoi articoli spudorati dopo i fatti di piazza Matteotti per capire di chi stiamo parlando. E comunque, nessuno è stato picchiato, è stato solo allontanato, il minimo.
Ogni manifestazione ha il dovere di autotutelarsi, e allontanare certi avvoltoi spacciatori di falsità a buon mercato è giusto.
Crediamo che ogni persona debba prendersi le proprie responsabilità rispetto a quello che fa e a quello che dice, ognuno ha il diritto di scegliere con chi condividere la vita e la lotta.
La lettura degli articoli riguardanti il corteo conferma che i compagni hanno avuto ragione nell'allontanarli; in particolare l'articolo sull'Alto Adige dimostra l'incapacità dell'autore di cogliere ciò che ha significato quella giornata, dimostra di non capire che se circa 700-800 persone (all'80% e più bolzanini) scendono in strada contro la violenza dei fascisti di CasaPound un motivo ci deve essere, una ragione profonda. A maggior ragione in una città come Bolzano, dove i cortei non sono proprio un fatto quotidiano.
Per fortuna non è certo con l'inchiostro dei giornalisti che si fa la rivoluzione, anzi.
CONCLUSIONI
Il corteo di sabato indica molte cose. Indica che una grande parte della società bolzanina e sudtirolese ne ha le scatole piene della situazione attuale. Molta gente è disposta a manifestare e lottare per un'idea diversa di società, in cui non c'è spazio per la guerra fra poveri. Molte centinaia di persone hanno passato un pomeriggio a manifestare non solo contro le aggressioni squadriste di CasaPound, ma anche contro il razzismo latente che viene quotidianamente nutrito dalle menzogne di esponenti politici razzisti e dall'allarmismo dei quotidiani locali. Contro condizioni di lavoro e di vita sempre più difficili e insopportabili. Con la consapevolezza che l'unico modo per cambiare le cose non è togliere ai poveri per dare a quelli un po' meno poveri, ma togliere ai ricchi per dare a tutti i proletari, senza distinzione di colore della pelle o di religione. La ricchezza e i privilegi esistono e sono evidenti, dobbiamo essere noi a indirizzare la rabbia verso l'unica direzione giusta e possibile: verso l'alto, contro i privilegiati, contro gli speculatori, contro i palazzinari come Benko.
In piazza abbiamo ribadito più volte che i nostri nemici sono coloro che fanno le guerre e non le persone che scappano dalle guerre; questa distinzione per noi è una bussola che ci permette di capire chi sono i nostri amici e fratelli a Bolzano come nel resto del mondo. In una città-vetrina dove le istituzioni dimostrano di essere inflessibili solo contro i poveri (vedi le ordinanze anti-accattoni o contro i giacigli dei senzatetto), centinaia e centinaia di altoatesini e sudtirolesi hanno rifiutato la logica della guerra al povero, all'immigrato.
E' stata una giornata positiva, entusiasmante, ma che evidentemente non risolve la situazione. Certamente però dà un'idea di quali sono le potenzialità che abbiamo, e dimostra che anche in Sudtirolo, dietro alla città da cartolina turistica o da mercatino di Natale, esiste un cuore che batte e che resiste, contro il vero degrado morale e culturale che infesta la città: la presenza di nostalgici del Duce e di razzisti in giacca e cravatta, che rilasciano interviste di giorno, ma che aggrediscono di notte, perchè sei un militante di sinistra, perchè straniero o perchè ascolti una canzone non gradita..
Dopo il corteo di sabato e il calore che ne usciva, molte persone si sentiranno un po' più forti, un po' più unite e solidali. Sta a noi fare in modo che questa forza rimanga viva, alla nostra capacità di avere una lettura tempestiva della realtà e ad una nostra velocità di intervento nelle situazioni di conflitto che deve essere adeguata.
La lotta deve continuare, partendo dalla solidarietà per i lavoratori della ex-Memc di Sinigo, che da mesi stanno lottando per difendere il proprio posto di lavoro, nonostante le prese in giro di istituzioni e ciarlatani come Pugliese. Non possiamo lasciarli soli, la loro lotta è la nostra lotta.
di un compagno che ha partecipato al corteo
io fino ad ora in qualsiasi vacanza che ho fatto agli alberghi bolzano e dintorni die www.quality-hotels.it non non ho mai sentito o vissuto qualche commento razzista
RispondiEliminastesso discorso vale per gli Hotel in Val Passiria ossia il www.stroblhof.com... quindi non so a che zona vi riferite
RispondiEliminail piccolo problema dei nostri amici sinistroidi, e´che il fascismo lo hanno in testa
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