Nei prossimi giorni verrà presentato a
Merano un prezioso ed importante libro intitolato “quando la patria
uccide” che ricostruisce la storia delle famiglie di religione
ebraica deportate da Merano dopo l'8 settembre. Un libro importante,
che rischia però di essere inutile se l'esercizio della memoria
storica non viene continuamente riattualizzato e rinnovato.
Oggi siamo nel 2016 e le persecuzioni
su base etnica, razziale, religiosa, politica nel mondo non sono
affatto scomparse, anzi. Pensiamo alle persecuzioni subite dai
palestinesi, dai curdi, dagli oppositori politici in Turchia, oppure
ai massacri in Siria.
Anche le ideologie che nel passato
hanno portato a tali aberrazioni non sono morte. Oggi si ripresentano
sotto altre spoglie, più o meno evidenti, a difesa delle frontiere,
dell'”identità”, delle tradizioni, della religione, etc. E in
Europa riprendono credito nazionalisti di tutte le risme,
accompagnati da un generale revisionismo storico teso a rivalutare i
collaborazionisti di Hitler nella seconda guerra mondiale: pensiamo
all'Ungheria, all'Ucraina, al Front National in Francia.
Lo sterminio degli ebrei, dei Rom e dei
Sinti, degli omosessuali e la sistematica persecuzione
dell'opposizione di tutte le tendenze avvenne oltre che per la
capacità di un gruppo ben organizzato di prendere il potere, anche
grazie a quella che Primo Levi definiva la “Zona Grigia”, quella
massa informe di persone disposte ad ogni tipo di compromesso per un
piccolo vantaggio oppure per evitare delle noie.
Nella seduta del consiglio comunale di
Bolzano del 14 dicembre il responsabile regionale dell'organizzazione
fascista CasaPound, Andrea Bonazza fa un intervento in aula per
solidarizzare con i tassisti di Bolzano, guarda caso in occasione del
dibattito nato in seguito all'aggressione subita da una passeggera
originaria del Kenia (quindi di pelle nera) ad opera di un tassista.
Un grossolano tentativo di rovesciare le responsabilità delle parti
in causa: una loro vecchia specialità.
Durante il suo intervento in aula il
fascista suddetto indossa una felpa di colore scuro con la scritta
Charlemagne. Probabilmente a causa di un' ignoranza storica purtroppo
diffusa, nessuno in aula sapeva cosa significasse quella scritta. E
se qualcuno sapeva, evidentemente non dava troppo fastidio che un
consigliere comunale potesse entrare nel “cuore delle istituzioni
democratiche bolzanine” indossando con orgoglio il simbolo di una
divisione di nazisti francesi.
Charlemagne è il nome di una divisione
SS di collaborazionisti francesi fondata nel 1944 a sostegno
dell'invasione nazista della Francia e della guerra imperialista di
Hitler. Indispensabili esecutori degli ordini tedeschi, come i
repubblichini in Italia si resero colpevoli di alcune delle azioni
più efferate e sporche compiute durante gli anni di occupazione
militare. Responsabili di torture, rastrellamenti, oltre che della
deportazione degli ebrei francesi e non solo.
Il consigliere comunale Bonazza, accompagnato dal prode Ghizzi sfoggia la sua statura intellettuale e il suo guardaroba identitario |
Queste sono le simbologie che vengono
portate nel consiglio comunale di Bolzano dal rappresentante di un
organizzazione politica responsabile di numerose gravissime
aggressioni in Trentino Alto Adige negli ultimi 3 anni.
La cosa non ci stupisce, non è una
novità che tale personaggio sia un nostalgico del fascismo e del
nazismo, anche nelle loro appendici più brutali e infami come la
Repubblica di Salò o dei vari governi fantoccio instaurati nei paesi
invasi dalle truppe tedesche.
Ma è preoccupante il silenzio con cui
tali simbologie vengono accolte, a dimostrazione di un' assoluta
impreparazione politica e culturale fra chi è seduto in aula.
D'altronde il Bonazza è in buona
compagnia nelle aule istituzionali. A maggio scorso Pius Leitner dei
Freiheitlichen parlò degli immigrati che vivono qui paragonandoli ai
“vermi nello Speck”, mentre a dicembre l'ex capo degli Schuetzen
sudtirolesi parlava degli ebrei come estranei alla cultura
occidentale, dimostrando un ignoranza storica imbarazzante.
L'ennesima dimostrazione che nulla
possiamo aspettarci da chi è seduto nelle aule istituzionali.
La stessa aula istituzionale in cui
sono seduti consiglieri leghisti che fanno politica cavalcando la
paura di stranieri e Islam, creando mostri attraverso battaglie
indecenti volte a criminalizzare gli stranieri che usano il wi-fi in
piazza Domenicani (come fece il leghista Filippo Maturi) o quelli che
scappano dalle guerre che il loro stesso partito a votato e
finanziato.
Gli stessi leghisti garantisti a
correnti alternate, pronti a chiedere il carcere a vita e
l'espulsione per un tunisino che ruba al supermercato mentre per un
tassista che picchia e minaccia violentemente una donna di origine
straniera “aspettano le indagini”.
Per noi la nozione di giustizia non
è legata al colore della pelle, né alla nazionalità.
Non dimenticheremo mai le infamie
commesse dai nazisti e dai fascisti di ieri e di oggi.
Continuiamo la lotta affinchè non
ci sia mai più spazio per ideologie razziste che portano al baratro
della guerra fra poveri.
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